mercoledì 19 aprile 2023

Nessuno

Odissea Libro IX

Ulisse e Polifemo

"Ciclope, domandi il mio nome glorioso? Ma certo, lo dirò; e tu dammi il dono ospitale come hai promesso.
Nessuno ho nome: Nessuno mi chiamano madre e padre e tutti quanti i compagni". 

Così dicevo; e subito mi rispondeva con cuore spietato: "Nessuno io mangerò per ultimo, dopo i compagni; gli altri prima; questo sarà il dono ospitale".

Disse, e s’arrovesciò cadendo supino, e di colpo giacque, piegando il grosso collo di lato: lo vinse il sonno che tutto doma: e dalla gola vino gli usciva, e pezzi di carne umana; vomitava ubriaco.
Allora il palo cacciai sotto la molta brace,
finché fu rovente; e con parole a tutti i compagni facevo coraggio, perché nessuno, atterrito, si ritirasse.

Quando il palo d'ulivo nel fuoco già stava per infiammarsi, benché fosse verde, splendeva terribilmente, allora in fretta io lo toglievo dal fuoco, e intorno i compagni mi stavano; certo un dio c’ispirò gran coraggio.
Essi, alzando il palo puntuto d’olivo, nell’occhio lo spinsero: e io premendo da sopra giravo, come un uomo col trapano un asse navale trapana; 
altri sotto con la cinghia lo girano, tenendola di qua e di là: il trapano corre costante; così ficcato nell’occhio del mostro il tizzone infuocato, lo giravamo; il sangue scorreva intorno all’ardente tizzone; arse tutta la palpebra in giro e le ciglia, la vampa della pupilla infuocata; nel fuoco le radici friggevano. 

Come un fabbro una gran scure o un'ascia nell’acqua fredda immerge, con sibilo acuto, temprandola: e questa è appunto la forza del ferro; così strideva l’occhio del mostro intorno al palo d’olivo.

Paurosamente gemette, n’urlò tutta intorno la roccia; atterriti balzammo indietro: esso il tizzone strappò dall’occhio, grondante di sangue, e lo scagliò lontano da sé, agitando le braccia, e i Ciclopi chiamava gridando, che in giro vivevano nelle spelonche e sulle cime ventose.
E udendo il grido quelli correvano in folle, chi di qua, chi di là; e stando intorno alla grotta chiedevano che cosa volesse:
"Perché, Polifemo, con tanto strazio hai gridato nella notte ambrosia, e ci hai fatto svegliare? forse qualche mortale ti ruba, tuo malgrado, le pecore? o t’ammazza qualcuno con la forza o d’inganno?" 
E a loro dall’antro rispose Polifemo gagliardo:

"Nessuno, amici, m’uccide d’inganno 
e non con la forza". 

E quelli in risposta parole fugaci dicevano:
"Se dunque nessuno ti fa violenza e sei solo, dal male che manda il gran Zeus non c’è scampo; piuttosto prega il padre tuo, Poseidone sovrano". 
Così dicevano andandosene: e il mio cuore rideva, come l’aveva ingannato i
l nome e la buona trovata. 

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